Una mamma preoccupata per le demolizione della scuola pubblica scrive. Vuole un futuro per i suoi figli, ma anche per quello degli altri. Un articolo per “Tu inviato”
Ho 37 anni, sono una madre di due bambini di 3 e 5 anni e sono preoccupata per il loro futuro.Mi ha fatto arrabbiare il modo in cui sono state gestite le riforme della scuola: il tutto si è saputo a cose fatte. Hanno fatto la proposta ad agosto ed a settembre i giornali non hanno dato alcuna rilevanza a quello che stava succedendo.
Come al solito siamo bombardati da inutilità e le cose importanti passano in sordina. Neanche sul sito del ministero dell’Istruzione a settembre era pubblicata la proposta della Gelmini, tanto che gli insegnanti (parlo di quelli del mio comprensorio di Sesto San Giovanni in provincia di Milano) per capire il tutto hanno dovuto ricercarsi la proposta di legge sui siti dei sindacati. Nulla era accessibile neanche agli addetti al mestiere.
Vogliono tagliare, inoltre, i soldi alla scuola pubblica, ma continuano a sovvenzionare quella privata. Chi governa può dire “l’Italia va male”, c’è crisi generale, siamo costretti a fare tagli anche alla scuola”, ma allora perché continua a sovvenzionare la scuola privata?.
Perché non cominciano a fare tagli sugli stipendi dei governanti? Non hanno fatto cosi anche in Spagna? Invece da noi no, gli stipendi dei parlamentari aumentano.
La scuola pubblica deve essere garantita e deve rimanere statale. Non possono trasformarla in “fondazioni”. In questo modo bisogna scegliere la scuola in base ai principi del privato che ce l’ha in mano. La scuola cattolica, la scuola di destra, la scuola di sinistra. Io posso decidere di iscrivere i miei figli dalle suore, o altro, ma la scuola statale deve essere garantita.
Credo che con le riforme annunciate la qualità dell’insegnamento diminuirà. L’istruzione non è più saper fare di conto o imparare una serie di nozioni.
Una maestra, però, in un giorno di lezione può solo cercare di stare al passo col programma classico. Tutte le cose “aggiuntive” (informatica, inglese, teatro, laboratori d’arte) verranno inevitabilmente soppresse. Al pomeriggio i nostri figli saranno parcheggiati a scuola a fare i compiti in attesa che i genitori lavoratori arrivino a prenderli.
Ma oramai siamo nel 2008, l’istruzione è una cosa complessa che va oltre al nozionismo. I bambini di 6 anni di oggi non sono più i bambini di 6 anni di 40 anni fa. Viviamo in una società individualista e competitiva, dove bisogna essere i più bravi per essere qualcuno. La maestra da sola non avrà più tempo di seguire il singolo bambino. Andrà avanti col programma e se uno è un pò più lento dovrà arrangiarsi.
Personalmente credo che la scuola ideale sia quella steineriana (che è privata), dove si segue il processo di maturazione di ogni bambino, dove gli si insegnano molte cose anche manuali, dove si guarda all’individuo nel suo insieme e non al bambino come foglio bianco da riempire di nozioni.
La scuola pubblica stava facendo passi avanti avvicinandosi “a grandi linee” a questa filosofia. Con questa legge rimarranno solo le nozioni per i nostri figli. E poi chi mi spiega perché ad esempio Berlusconi i suoi figli li manda proprioalla scuola steineriana? Perché vuole una formazione completa per loro.
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1 commento:
"BUON ANNO A TUTTI... meno che a uno, anzi mezzo"!
Come sarà il 2009? Non c’è nessuno - ma per chi ci crede ci sono i soliti oroscopi - che abbia le carte in regola per formulare previsioni attendibili circa il nostro futuro prossimo. Non sappiamo se ci sarà un collasso dell’economia. Non sappiamo se la crisi durerà uno o più anni. Non sappiamo se il prezzo del petrolio salirà o scenderà. Non sappiamo se ci sarà inflazione o deflazione, se l’euro si rafforzerà o si indebolirà. Non sappiamo se gli Usa del nuovo-Presidente saranno diversi da quelli del Presidente-guerrafondaio. Non sappiamo se Istraele e Palestina continueranno a scannarsi per tutta la vita. Non sappiamo nada de nada! La stampa, i politici, i sindacati, tacciono! Stra-parlano soltanto di federalismo, riforma della giustizia, cambiamento della forma dello Stato, grandi temi utopici che vengono quotidianamente gettati ad una stampa famelica di pseudo-notizie, mentre i veri cambiamenti si stanno preparando, silenziosamente, nelle segrete stanze. Comunque, anche se i prossimi anni non ci riservassero scenari drammatici, e la crisi dovesse riassorbirsi nel giro di un paio d’anni, non è detto che l’Italia cambierà davvero sotto la spinta delle tre riforme di cui, peraltro, si fa fino ad oggi solo un gran parlare. Del resto, non ci vuole certo la palla di vetro per intuire che alla fine la riforma presidenzialista non si farà (e se si farà, verrà abrogata dall'ennesimo referendario di turno), mentre per quanto riguarda le altre due riforme - federalismo e giustizia - se si faranno, sarà in modo così... all'italiana che porteranno più svantaggi che vantaggi: dal federalismo è purtroppo lecito aspettarsi solo un aumento della pressione fiscale, perché l’aumento della spesa pubblica appare il solo modo per ottenere il consnenso di tutta "la casta", e poi dalla riforma della giustizia verrà soltanto una "comoda" tutela della privacy al prezzo di un'ulteriore aumento della compra-vendita di politici, amministratori e colletti bianchi. Resta difficile capire, infatti, come la magistratura potrà perseguire i reati contro la pubblica amministrazione se "la casta" la priverà del "fastidioso" strumento delle intercettazioni telefoniche. Così, mentre federalismo, giustizia, presidenzialismo, occuperanno le prime pagine, è probabile che altre riforme e altri problemi, certamente più importanti per la gente comune, incidano assai di più sulla nostra vita. Si pensi alla riforma della scuola e dell’università, a quella degli ammortizzatori sociali, a quella della Pubblica Amministrazione. Si tratta di tre riforme di cui si parla poco, ma che, se andranno in porto, avranno effetti molto più importanti di quelli prodotti dalle riforme cosiddette maggiori. Forse non a caso già oggi istruzione, mercato del lavoro e pubblica amministrazione sono i terreni su cui, sia pure sottobanco, l’opposizione sta collaborando più costruttivamente con il governo. Ma il lato nascosto dei processi politici che ci attendono non si limita alle riforme ingiustamente percepite come minori. Ci sono anche temi oggi sottovalutati ma presumibilmente destinati ad esplodere: il controllo dei flussi migratori, il sovraffollamento delle carceri e l'emergenza salari. Sono problemi di cui si parla relativamente poco non perché siano secondari, ma perché nessuno ha interesse a farlo. Il governo non ha interesse a parlarne perché dovrebbe riconoscere un fallimento: gli sbarchi sono raddoppiati, le carceri stanno scoppiando esattamente come ai tempi dell’indulto e gli stipendi degli italiani sono i più bassi d'europa. L'opposizione non può parlarne perché ormai sa che le sue soluzioni-demagogiche - libertà, tolleranza, integrazione, solidarietà - riscuotono consensi solo nei salotti intellettuali. Eppure è molto probabile che con l’aumento estivo degli sbarchi, le carceri stipate di detenuti, i centri di accoglienza saturi, ed il mondo del lavoro dipendente duramente provato da un caro prezzi che non accenna a deflazionare, il governo si trovi ad affrontare una drammatica emergenza. Intanto, in Italia prosegue la propaganda dell'ottimismo a tutti i costi: stampa, sindacati e politica ci fanno sapere solo ciò che fa più comodo ai loro giochi, e "noi"- a forza di guardare solo dove la politica ci chiede di guardare - rischiamo di farci fottere. Buon Anno!
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