domenica 22 novembre 2009

La teledipendenza nel biberon

La teledipendenza nel biberon"Baby TV", una trovata consumistica molto discutibile
La nascita di "Baby TV", recentemente lanciata da Sky, rivolta particolarmente alla fascia 0/3 anni, lascia l'A.Ge. - Associazione Italiana Genitori - semplicemente senza parole, considerando l'audacia cui si giunge pur di conquistare nuove fette di mercato, soprattutto ai fini della raccolta di pubblicità. Già l'autorità francese per le Comunicazioni aveva espresso molte perplessità sulla TV per i lattanti, così come in Italia, nel 2006, il Consiglio nazionale degli Utenti aveva dichiarato che "una tv per neonati si configura solo come imbonimento e non divertimento"...
Nonostante tutto il progetto è proseguito, e l'A.Ge. ne vuole chiaramente evidenziare i rischi, perché fino a due anni un bambino non ha elaborato sufficienti attività cognitive che lo rendano capace di mediazione, di critica e di scelta.
I neonati e i bambini hanno bisogno di papà, di mamme, di fratelli e nonni con cui giocare; hanno bisogno di contatto, di manipolare, di muoversi, di sperimentare. Proprio nei primi anni si pongono le premesse per lo sviluppo del pensiero, della creatività, delle relazioni interpersonali: Baby TV non potrà che incoraggiare la passività e frenare lo sviluppo psicomotorio. A ciò si aggiungano i rischi per la salute e la predisposizione all'obesità che, secondo molti autorevoli studi scientifici, è indotta dalla prolungata esposizione alla TV. Ancora una volta l'appello è affinché i neonati e i bambini siano rispettati nel loro diritto ad essere piccoli.
L'Italia deve compiere ancora molti passi in avanti: l'Istituzione del Garante dei Minori, la piena autonomia e il rafforzamento delle Autorità di Garanzia e Tutela dei minori di fronte ai media, l'aumento di risorse per realizzare vere politiche familiari, insieme a ludoteche, "spazi genitori", aree urbane verdi accoglienti per le famiglie sono le condizioni per avere, domani, cittadini in salute psicofisica e pienamente attivi. E' necessaria, inoltre, una incisiva azione di "media education" (educazione ai media e con i media), pressoché totalmente assente nel nostro Paese.
La sudditanza alla "TV babysitter" e all'idea che il crescere dei consumi corrisponda al benessere del Paese sono solo frutto della miopia e dell'egoismo di adulti ripiegati su se stessi, che accettano l'idea di mettere al mondo creature teledipendenti, consumatori fidelizzati per i mercati di domani.

Finanziara. E' l'ora del quoziente familiare

I GIORNALI SCOPRONO LA FAMIGLIA.ORA LA PAROLA PASSA A GOVERNO E PARLAMENTO
Il quoziente familiare entri nella Finanziaria
«Dalla lettura dei quotidiani di questi giorni emerge un diffuso interesse al tema della famiglia connesso ai modelli di welfare e soprattutto alla Finanziaria di cui si è avviata la discussione parlamentare. Basti vedere quanto scrivono questa mattina Corriere della Sera, Repubblica, Sole24ore e Avvenire...» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum.
«Non possiamo che essere soddisfatti di tanta attenzione, anche se forse tardiva rispetto ai pressanti appelli lanciati dall'associazionismo familiare ed alla volontà popolare espressa un anno fa da quasi un milione e mezzo di cittadini (Petizione per un fisco a misura di famiglia).«Crediamo che il governo abbia i numeri ed i presupposti culturali (vedi la lettera che Berlusconi ha inviato al sottosegretario Giovanardi proprio su questo tema) per avviare un processo che porti ad una fiscalità family friendly. Sia pure nella logica della gradualità chiediamo che nella Finanziaria in discussione venga introdotto un quoziente familiare (o sistema analogo) che impegni le finanze pubbliche nella stessa misura (2,4 miliardi di euro) del Bonus famiglia 2009.«Si tratta, ci sembra, di una proposta ragionevole che non implica spese ulteriori per lo Stato e che può avere un positivo impatto sul sistema economico perché favorisce i consumi delle famiglie. Confidiamo quindi che sui vari emendamenti e proposte che raccolgono la nostra proposta possa venire da maggioranza e opposizione del Parlamento un consenso trasversale. «Il Direttivo del Forum che si riunisce domani a Firenze» conclude Belletti «definirà iniziative di sostegno a tale proposta»

Daniele Nardi
Capo ufficio stampa
Forum delle associazioni familiari
LungoTevere dei Vallati 10,
00186 Roma - tel. 06.6830.9445 - fax 06.4540.5740

IL PATTO EDUCATIVO di CORRESPONSABILITÀ


La norma lo prevede nella scuola secondaria, anche se molte
scuole primarie l’hanno già realizzato: un esempio virtuoso da
seguire.
Secondo le indicazioni ministeriali (nota 31/07/2008) “il momento di sottoscrizione del
patto, deve avvenire, da parte dei genitori e degli studenti, nell’ambito delle due settimane
di inizio delle attività didattiche e ciascuna istituzione dovrà porre in essere le iniziative più
opportune per la condivisione e la presentazione del patto di corresponsabilità”.
I destinatari naturali del patto educativo sono i genitori. L’obiettivo del patto educativo, in
sostanza, è quello di impegnare le famiglie a condividere con la scuola i nuclei fondanti
dell’azione educativa. La scuola dell’autonomia può svolgere efficacemente la sua
funzione educativa soltanto se è in grado di instaurare una sinergia virtuosa, oltre che con
il territorio, tra i soggetti che compongono la comunità scolastica: il dirigente scolastico, il
personale della scuola, i docenti, gli studenti ed i genitori.
Il “patto” vuole essere dunque uno strumento innovativo attraverso il quale declinare i
reciproci rapporti, i diritti e i doveri che intercorrono tra l’istituzione scolastica e la famiglia.
La norma si limita ad introdurre questo strumento pattizio e a definire alcune
caratteristiche generali, lasciando alla libertà delle singole istituzioni scolastiche autonome
il compito di definire contenuti e modelli applicativi che devono scaturire dalle esigenze
reali e dall’esperienza concreta delle scuole, non potendo essere astrattamente enucleati
a livello centrale.
Ad esempio, a fronte del ripetersi di episodi di bullismo o di vandalismo, ritenendosi di
orientare prioritariamente l’azione educativa al rispetto dell’ “altro”, sia esso persona o
patrimonio, la scuola opererà su un doppio versante:
- da un lato potrà intervenire sulla modifica del regolamento d’istituto individuando le
sanzioni più adeguate,
- dall’altro, si avvarrà del Patto educativo di corresponsabilità, per rafforzare la
condivisione da parte dei genitori delle priorità educative e del rispetto dei diritti e dei
doveri di tutte le componenti presenti nella scuola.
L’azione della scuola tesa alla sottoscrizione del Patto potrà costituire occasione per la
diffusione della conoscenza della parte disciplinare del regolamento d’istituto (così come
degli altri “documenti” di carattere generale che fondano le regole della comunità
scolastica, quali il Piano dell’offerta formativa e la Carta dei servizi).
Con riferimento, poi, alle modalità di elaborazione, il D.P.R. 235/2007 (comma 2 dell’art. 5
bis) rimette al regolamento d’istituto la competenza a disciplinare le procedure di
elaborazione e di sottoscrizione del Patto. Ciò significa che la scuola attribuisce la
competenza ad elaborare e modificare il patto in questione al Consiglio di istituto, dove
sono rappresentate le diverse componenti della comunità scolastica, ivi compresi i genitori
e gli studenti.
Come punto di riferimento nel definire i contenuti del patto si può tenere la Carta dei
Servizi Scolastici (DPCM 9 giugno 1995 ) che prevede che “sulla base del contratto
formativo, elaborato nell’ambito ed in coerenza degli obiettivi formativi definiti ai diversi
livelli istituzionali:
il genitore deve conoscere l’offerta formativa, esprimere pareri e proposte, collaborare
nelle attività; il docente deve esprimere la propria offerta formativa, motivare il proprio
intervento didattico, esplicitare le strategie, gli strumenti di verifica, i criteri di valutazione.”
Altro documento molto interessante è, più recente, quello riguardante l’insegnamento di
Cittadinanza e Costituzione che afferma come “i rapporti tra scuola e famiglia sono la
prima cerniera che connette il mondo degli affetti familiari con quello delle relazioni e delle
istituzioni sociali, ossia il mondo del privato con quello del pubblico.”
Essendo riconosciuta dalla Costituzione, che responsabilizza l’intera Repubblica nei
confronti della genesi e dell’esercizio dei suoi compiti, la famiglia dovrebbe essere anche il
primo ambiente in cui si prende coscienza dei crediti e dei debiti che abbiamo nei confronti
di questo “patto fondativo”, stipulato da generazioni passate, a beneficio e per conto anche
delle presenti e delle future.
Ed è questo il vero fondamento del “patto educativo di corresponsabilità” fra scuola e
genitori, richiesto dalla normativa vigente. In questa ottica il patto di corresponsabilità
segna una tappa fondamentale, è uno strumento insostituibile di interazione scuolafamiglia,
poiché coinvolge direttamente insegnanti, alunni e genitori invitandoli a
concordare, responsabilmente, modelli di comportamento coerenti con uno stile di vita in
cui si assumono e si mantengono impegni, rispettando l’ambiente sociale in cui si è
ospitati. La valenza educativa di tale strumento sta anche e soprattutto nella possibilità di
imparare a valutare il significato delle proprie azioni in relazione alle norme che connotano
il vivere civile, e ai vantaggi evolutivi che la condotta pro-sociale comporta: fiducia in se
stessi; riconoscimento da parte della comunità del proprio valore; possibilità di fare
affidamento sugli altri in un clima di stima reciproca.
Il “Patto educativo di corresponsabilità educativa tra genitori e scuola” rischia di essere
stravolto e ridotto ad “un accordo consensuale per la riparazione dei danni” causati dai figli
agli edifici o alle strutture scolastiche. La corresponsabilità, a nostro parere, deve essere
educativa, prima che “responsabilità civile” per riparare i danni.
(a cura di Giuseppe Richiedei)